La pandemia e le conseguenze dirette ed indirette su salute fisica e mentale, disponibilità economica, libertà personale hanno messo a dura prova tutti in questi ultimi anni.

La difficoltà di una situazione inattesa e assolutamente nuova per noi in Italia (visto che una pandemia mondiale di tale portata risaliva a 100 anni prima, cioè all’influenza spagnola) ha inciso ancora più duramente su alcune categorie di persone. Una di queste è quella dei giovani.

Lo studio

Una ricerca (https://topic.oprc.it/index.php/topic/article/view/17/9) pubblicata nel 2022 spiega più nel dettaglio gli effetti di questi cambiamenti sugli studenti universitari. Ci aiuta quindi a comprendere meglio alcune variabili in grado di influenzare profondamente la salute psicologica.

Lo studio ha utilizzato un questionario che indagava tre specifiche fonti di stress durante il periodo di emergenza pandemica:

  1. stress connesso a cambiamenti nelle relazioni e nella vita accademica;
  2. stress connesso all’isolamento;
  3. stress connesso alla paura del contagio. Grazie ad un reclutamento dei soggetti pre-pandemia è stato possibile analizzare le differenze fra il prima e il dopo. 

I risultati hanno evidenziato specifiche sintomatologie cliniche durante la pandemia, disagio crescente ed elevati livelli di stress che potevano essere predittivi del rischio di sviluppare disagio psicologico successivamente.

Le conseguenze della pandemia

A partire da Marzo 2020, in tutto il mondo si sono attuate misure di contenimento molto impattanti. Lockdown, isolamento e distanziamento sociale, blocco di diverse attività lavorative, riduzione degli spostamenti e di gran parte delle attività sociali hanno avuto lo scopo di fermare o restringere il diffondersi del virus.

Delle azioni così incisive ed estese non potevano non avere un impatto estremo sulla psiche di tutti noi, visto quanto veniva intaccata la routine quotidiana e la vita relazionale di ciascuno. Non ci si è meravigliati, quindi, di scoprire che, nella popolazione generale, vi era stato un sostanziale e significativo incremento del disagio psicologico connesso alla situazione specifica. Principalmente, venivano registrati alti livelli di ansia e depressione.

Fra i soggetti particolarmente colpiti dalle conseguenze delle misure di contenimento emergono gli studenti universitari. Fra essi si sono registrati un’ampia diffusione di disagio psicologico, elevati livelli di stress percepito e difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno. Ma anche sintomatologia ansiosa e depressiva, disturbi del comportamento alimentare e abuso di alcolici e/o sostanze stupefacenti.

Attenzione: già prima della pandemia le ricerche avevano evidenziato come l’ingresso all’università potesse rappresentare, per i ragazzi, un periodo ad alta incidenza di stress. D’altra parte, è comprensibile, poiché è un momento della vita che richiede cambiamenti e adattamenti. Si va dal passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, all’assunzione di nuove responsabilità, al raggiungimento di una maggiore indipendenza, cambiamenti nelle relazioni e così via.

In questo panorama già di per sé molto complicato, la pandemia si è inserita come una sfida ulteriore e pesante.

I risultati dello studio

Lo studio di cui riporto i risultati si è svolto su 811 studenti universitari italiani, reclutati pre, durante e post pandemia.

Esso aveva tre obiettivi. Il primo riguardava il confronto tra le condizioni di salute psicologica degli studenti universitari prima della pandemia e durante la pandemia. È risultato un significativo incremento, durante la diffusione del COVID-19 dei livelli di depressione, psicoticismo, ossessività-compulsività e ansia fobica.

Il secondo obiettivo della ricerca era, invece, esplorare il trend nei livelli percepiti di stress e salute psicologica riportati dagli studenti durante un intero anno di emergenza pandemica (nello specifico, da Aprile 2020 ad Aprile 2021). Anche qui è risultato un numero consistente e crescente di studenti che ha sentito livelli clinicamente rilevanti di stress. In particolare, nell’ultimo periodo di rilevazione (Aprile 2021), è emerso anche che molti ragazzi esaminati riportavano alti livelli di stress. Essi erano connessi alla paura del contagio (60%), alla condizione di isolamento sociale (40%), ai cambiamenti nelle relazioni e nella vita accademica (39%).
Inoltre, sono aumentate sintomatologie cliniche come depressione, ipersensibilità-interpersonale e somatizzazione.

Il terzo obiettivo della ricerca si proponeva, invece, di analizzare le possibili associazioni tra le fonti di stress percepite e il rischio di sviluppare sintomatologie cliniche.
La ricerca ha mostrato delle associazioni significative tra i livelli di tensione percepiti in relazione ai cambiamenti nella vita quotidiana e quelli di disagio psicologico riportati dagli studenti.

Quanto lo studio ha riportato sul contesto italiano si è potuto rilevare anche a livello internazionale. Anche qui, la pandemia ha determinato un sostanziale incremento del disagio e della sofferenza psicologica degli studenti universitari.

L’importanza dell’aspetto psicologico

Questi descritti sono, in fondo, risultati in linea con quanto ci si può attendere in conseguenza dei cambiamenti profondi intervenuti e del lungo tempo per cui si sono protratti. Isolamento sociale, cambiamenti nella gestione delle relazioni e nella vita accademica, paura del contagio sono andati avanti, in forma più o meno intensa, per anni.
Particolarmente allarmante risultano, poi, gli elevati livelli di psicoticismo rilevati dallo studio. Essi sembrano indicare il rischio di sviluppare una psicosi reattiva durante l’emergenza pandemica principalmente come conseguenza della diagnosi di infezione da COVID-19. O come effetto delle prolungate misure di contenimento che hanno determinato un forte aumento di vissuti di alienazione interpersonale.

In questo panorama è sicuramente importante vedere come, dopo molte misure prese per arginare il problema sanitario e quello economico, alla fine si sia data attenzione anche all’aspetto psicologico. Che, purtroppo, anche quando è considerato, trova sempre e comunque l’ultimo posto, nonostante i suoi effetti possano riversarsi su diversi ambiti molto concreti della vita.

Tuttavia, qualche agevolazione per la presenza degli psicologi nella scuola o il bonus psicologico non risolvono certamente un problema di portata ben più ampia.
In primis, per il numero di persone che possono accedervi, al momento ancora piuttosto esiguo per gli importi stanziati.
In secondo luogo, ma ancora più importante, perché alcune misure dovrebbero iniziare a diventare strutturali e non bonus una tantum. Sarebbe fondamentale, cioè, iniziare a valutare la salute psicologica come un bene essenziale che va incentivato e protetto. Non qualcosa che può essere messo in secondo piano rispetto a tutto e che può ricevere un aiuto qua e là, senza una visione più ampia e strutturata.

La nostra psiche è un bene da curare e migliorare ogni giorno per potere avere una vita pienamente soddisfacente. Purtroppo, non  segue né le ondate dei virus, né quelle dei bonus, ma è uno stato che ci accompagna regolarmente e che deve essere tenuto in alta considerazione. E questo è ormai sostenuto e dimostrato da tempo (se vuoi avere un’idea della forte incidenza generale della patologia mentale e dei suoi effetti, leggi Depressione, ansia e suicidio: incidenza, cause ed effetti).

Fare finta di niente non ci aiuterà a stare meglio e a vivere una vita più piena.